È la settimana degli esami. Hai tre esami, un progetto di gruppo con un compagno assente e una ricerca di dieci pagine da inviare con una bibliografia talmente lunga che neppure te la ricordi. Curvo sul tuo portatile, allunghi la mano per prendere un’ altra manciata di popcorn quando scopri che hai svuotato il pacchetto in soli venti minuti. La settimana seguente scopri di aver superato facilmente l’esame e decidi di ricompensarti con tre fette di torta al cioccolato – te la meriti.
Questa cultura del mangiare come risposta allo stress e concedersi del cibo come ricompensa per i risultati ottenuti e’ uno scenario con cui tanti studenti universitari hanno familirita’. Mangiare per ragioni emozionali è un argomento molto comune nei media. Ogni volta che una protagonista femminile perde un amante, si ritrova a mangiare il gelato direttamente dalla vaschetta. Inconsciamente ci e’ stato insegnato che quando soffriamo una crisi emotiva, dobbiamo rivolgerci alle calorie. Anch’io a volte combatto con questa abitudine. La sera che ho iniziato a scrivere quest’articolo ho vissuto parecchie esperienze negative che mi hanno portata a girovagare per la mensa per poi finire, come il migliore degli stereotipi, a mangiare il gelato a letto. Ma perché mi riduco a fare questo? Sono stata abituata a credere che il miglior calmante è alla fine di una forchetta o c’è dell’altro?
La risposta non è sicura. Certamente le aspettative e gli standard sociali hanno indirizzato il mio cervello a creare un legame tra le emozioni e il cibo, ma ci deve essere una ragione per questo. Gli umani desiderano il cibo per ottenere l’energia fisica e mentale. Ma la reazione iniziale del corpo allo stress può fare pensare altrimentri. In breve tempo, lo stress rilascia l’ormone epinefrina che può mettere il tuo appetito in “pausa” fino alla fine di una situazione. Tuttavia, questo va contro il mangiare dovuto allo stress, che ci aspetteremmo. Lo stress a lungo termine, invece, innesca qualcos’altro.
Quando lo stress non va via il corpo rilascia l’ormone cortisolo, che viene anche rilasciato quando il corpo soffre a causa della glicemia bassa. Il cortisolo fornisce una fonte di energia immediata e spinge il corpo ad usare il glucosio, che aumenta l’appetito. Quando le preoccupazioni della vita si abbattono, i livelli di cortisolo si possono bloccare al livello piu’ elevato.
In quel preciso momento, i cibi grassi, salati, e zuccherati incrementano l’energia e inizialmente contrastano quell’ormone elevato e creano un’illusione che la sensazione di stress sia attutita. Questa è la regione per cui i cibi come il gelato, i maccheroni, il purè di patate caldo e salato sono considerati “cibo consolatorio.” Nel momento in cui questi cibi vengono consumati, puo’ sembrare che essi fermino l’aumento di cortisolo immediato e ti liberino dalla sensazione di stress.
D’altra parte, dopo un momento stressante o in assenza dello stress, cerchiamo spesso gli stessi cibi per avere una sensazione di soddisfazione. A volte, semplicemente attraversando una situazione di stress o estremamente faticosa emotivamente penseremo a quella frase a noi troppo familiare, “Io me lo merito.”
Entrambe queste situazioni, lo stress e la ricompensa, possono essere spiegate dalle reazioni del nostro corpo a certi cibi che si sa causino un rilascio di dopamina o altri ormoni che stimolano il piacere e dei sentimenti, descritti da alcune persone come euforici. Questa può essere una parte dalla ragione per la quale vogliamo ingerire queste sostanze nel momento in cui siamo scontenti o pensiamo che dobbiamo essere ricompensati.
Come accennato, molti di questi cibi che immediamente incrementamo l’ormone dopamina fanno parte di quello che chiameremmo “cibo consolatorio”: la cioccolata, i latticini, i carboidrati e lo zucchero causano reazioni simili che possono essere percepite come una scarica d’energia o una stimolazione. Tuttavia, possono diventare come una droga a causa dell’immediatezza della reazione e le consequenze o “il crollo” quando questi effetti svaniscono. Per mantenere livelli alti di dopamina o la glicemia, si e’ costretti a continuare a mangiare qualsiasi cibo consolatorio che ci capiti a tiro.
Quindi, è un problema? Dipende. Quando abbuffarsi o mangiare cibo consolatorio per un lungo periodo spinge al consumo di cibo poco sano e alla sensazione di rimorso, può essere pericoloso. Se lo si fa in continuazione e per lunghi periodi, un giorno il nostro corpo verra’ sorpreso da un’enorme quantita’ di calorie, e cio’ può anche avere effetti dolorosi. Ma se si mangia mentre si fanno i compiti o dopo una rottura, questo calma il nervosismo, e chi sono io per decidere cosa sia meglio per te?
Sappiate che se siete preoccupati per la vostra relazione con il cibo o preoccupati per un amico/a, e’ bene conoscere le risorse che avete a vostra disposizione e sentirvi in diritto di agire. A Umass, si può aver accesso a specialisti del disordine alimentare, nutrizionisti, psicologi e dottori a CCPH. Chiama (413)-577-5101 per un appuntamento.
Emma Waldman puo’ essere raggiunta a [email protected].
Alessia Guglielmi e’ una traduttrice del Dipartimento di Italiano e puo’essere raggiunta a [email protected].
Eleonora Pellicano e’ un’editrice del Dipartimento di Italiano e puo’ essere raggiunta a [email protected].